Otti Berger
Laura Candiani

Giulia Canetto

 

Una vicenda dolorosa, una vita spezzata, una artista visionaria che non ha potuto esprimersi come e quanto avrebbe ancora voluto e potuto fare, stroncata dalla violenza nazista. Questa è la storia della croata Otti (Otilija Ester) Berger, nata da famiglia ebraica il 4 ottobre 1898 a Zmajevac, allora nell'Impero Austro-ungarico, e uccisa ad Auschwitz nel 1944. Studiò prima a Vienna poi alla Reale Accademia delle Belle Arti di Zagabria dal 1922 al 1926, quindi, grazie anche al perfetto bilinguismo, entrò come allieva al Bauhaus di Dessau, in Germania, dove ebbe come maestri Lazlo Moholy-Nagi, Vasilij Kandinsky, Paul Klee. Fu ritenuta in assoluto una delle migliori studenti e si diplomò brillantemente nel 1929 in Arte tessile. Degno di nota il fatto che in quel periodo le allieve fossero più numerose degli allievi, 84 a 79, e costituissero una fucina di creatività, anche se negli anni il loro numero fu fortemente ridimensionato e il loro ruolo confinato in ambiti specifici, ritenuti minori, come la tessitura, a fronte dei settori privilegiati: architettura, design, arte. Nel frattempo Otti aveva sperimentato nuove tecniche e nuovi tessuti, unendo la pratica alla rappresentazione grafica grazie a fotografie e dipinti. Significativo anche che avesse trovato due docenti aperte al rinnovamento, come Anni Albers (1899-1994) e Gunta Stölzl (1897-1983) con cui condivise l'idea che la tessitura non fosse necessariamente un'attività femminile. In quegli anni così produttivi e vivaci, pieni di originalità e fantasia, scrisse un trattato sulla metodologia della produzione tessile che piacque al direttore della scuola Walter Gropius ma non fu mai pubblicato: Stoffe im Raum (Tessuto per la casa). Qui aveva affermato:

«Un pezzo di stoffa deve essere toccato e sentito; bisogna tenerlo tra le mani. La bellezza di una cosa si riconosce soprattutto dalla sua sensazione. La sensazione delle cose tra le mani può essere un'esperienza altrettanto bella quanto il colore può esserlo per gli occhi o il suono per l'orecchio».

Otti Berger – Book (dettaglio), 1930 Otti berger- stoffa

Nel 1929 fu a Stoccolma dove scrisse un testo sulle tecniche svedesi che influenzò in seguito la sua pubblicazione di istruzioni sulla tessitura: Bindungslehre. Alle dimissioni di Stölzl, nel 1931 assunse la direzione del settore dedicato al tessuto del Bauhaus dove operò in modo indipendente, basandosi sulla sua esperienza passata di allieva e sulla sua attività di disegnatrice sperimentale, con una profonda conoscenza delle necessità industriali e con la convinzione di trovare soluzioni alternative. Formò una generazione nuova di artiste, inserendo nel programma la produzione e la pratica, oltre al disegno iniziale; fra queste emersero Zsuzsa Markos-Ney che operò a Parigi e Etel Fodor-Mittag che poi lavorò in Sudafrica. Nel 1932 tuttavia il nuovo direttore Mies van der Rohe affidò la direzione a un'altra docente, la tedesca Lilly Reich (1885-1947). A questo punto Berger aprì nel suo appartamento a Berlino un proprio laboratorio chiamato Atelier für Textilien, utilizzando alcuni telai acquistati dalla scuola. Cominciò a stabilire fruttuose collaborazioni con industrie tessili grazie alle sue idee innovative, come quella di utilizzare la plastica e materiali artificiali. Fu allora che dette vita a tessuti pratici e robusti, con una vasta gamma cromatica, per uso domestico che denominò: pointé, heliotroop, diagonal, decorati da forme astratte, geometriche ed essenziali. Si segnalano fra le altre le collaborazioni con la svizzera Wohnbedarf AG, le manifatture C.F. Baumgartel e figli, Schriever, Websky, Hartmann e Wiesen. Aveva anche lavorato per l'azienda olandese De Ploeg che vendeva i suoi tessuti ai grandi magazzini Metz &Co e De Bijenkorf, imponendo un nuovo stile negli arredi, che fece scuola.

Otti Berger-Campione di Rivestimento per Mobili Tubolari-1932-1937

Otti cominciò a "firmare" le sue creazioni con le proprie iniziali in caratteri minuscoli e di fatto fu l'unica fra chi proveniva dall'esperienza del Bauhaus a ottenere in due casi il brevetto per i suoi disegni e i suoi progetti: uno in Germania nel 1934 e uno a Londra nel 1937. Nel 1936 però l'attività venne chiusa a causa delle leggi imposte dal governo nazista che impedivano alle persone ebree di lavorare. Otti si recò a Londra e sperava di raggiungere gli Stati Uniti, dove si erano trasferiti anche alcuni vecchi docenti del Bauhaus, come Ludwig Hilberseimer. In Gran Bretagna si manteneva con sporadiche collaborazioni che includevano la Helios Ldt e Marianne Straub (1909-94), designer altrettanto innovatrice; tuttavia aveva difficoltà con la lingua, anche a causa di un deficit uditivo, e nei rapporti sociali ritenendo quella popolazione molto riservata; diceva di sentirsi sola e che per essere accettata in una cerchia di amicizie ci sarebbero voluti almeno dieci anni. Nel 1938 il suo ex-insegnante Lazlo Moholy-Nagi la invitò a Chicago e Otti si dette da fare per ottenere i documenti per l'espatrio e il visto come lavoratrice. Tuttavia venne trattenuta da varie circostanze sfavorevoli: la madre aveva gravi problemi di salute e lei non riusciva a trovare a Londra un lavoro stabile, così fece la scelta di ritornare in patria; nel 1941 le morì il padre, l'anno seguente la madre; il 27 aprile 1944 con i restanti membri della sua famiglia fu deportata, prima verso un campo di raccolta nella cittadina ungherese di Mohács, poi ad Auschwitz e non fece più ritorno. Si salvò solo il fratello Otto che ipotizzò la sua prematura morte nella camera a gas, forse proprio a causa dei problemi di udito.

Otti Berger Otti Berger – Sede della scuola Bauhaus a Dessau

Anche se la sua vita fu breve, Otti Berger ha lasciato un segno forte e potente nell'arte tessile e sue opere si trovano oggi in vari musei del mondo: il Metropolitan Museum of Art (il celebre Met di New York), il Busch-Reisinger Museum facente parte del Museo dell'Università di Harvard, l'Art Institute di Chicago, all'interno della collezione Hilberseimer, il Museo Nazionale di Oslo. La sua influenza artistica e creativa, che precorreva i tempi, si diffuse in tutta Europa grazie alle collaborazioni con riviste specializzate: Domus, la svedese Spektrum, International Textiles (rivista tedesca pubblicata in più Paesi), Der Konfektionar. Ancora oggi ci piace ricordare il suo dolce sorriso e cogliere la sua geniale inventiva osservando quanto di bello e innovativo ha creato.


Traduzione francese

Rachele Stanchina

 

Une histoire douloureuse, une vie coupée, une artiste visionnaire qui n’a pas pu s’exprimer dans la façon et pour le temps qu’elle aurait voulu et pu encore faire, puisque elle a été suffoquée par la violence nazi. C’est l’histoire de Otti (Otiljia Ester) Berger, croate, née d’une famille juive le 4 octobre 1898 à Zmajevac, à ce temps-là au sein de l’empire austro-hongrois, et finalement tuée à Auschwitz en 1944. Otti étudie d’abord à Vienne, puis, pendant les années 1922-1926, à l’Académie Royale des Beaux Arts à Zagabre. Successivement, grâce à son parfait bilinguisme, elle entre au Bauhaus de Dessau, en Allemagne, où elle devient élève de Lazlo Moholy-Naji, Vasilij Kandinsky, Paul Klee. Elle est considérée comme une des étudiantes les plus talentueuses: en 1929 elle obtient avec mention son diplôme en Art Textile. Il faut remarquer comme en cette période les jeunes étudiantes étaient plus nombreuses que les hommes (84 contre 79) et elles représentaient un foyer de créativité. Cependant, au cours des années, leur nombre vient fortement réduit ainsi que leur rôle, releguées dans des domaines précis, tel que le tissage, qui étaient considérés de mineure importance par rapport à d’autres secteurs privilegiés: architecture, design, art. Pendant ses études Otti expérimente des nouvelles techniques et des nouveaux tissus. Ses travaux, à travers la photographie et la peinture, combinent la pratique à la représentation graphique. Ella a la chance d’avoir rencontré deux professeures ouvertes à l’innovation: Anni Albers (1899-1994) et Gunta Stolzl (1897-1983). Elle partage avec ses enseignants l’idée que le tissage n’est pas exclusivement une affaire de femmes. Pendant cette période productive et dynamique, remplie de fantaisie et d’originalité, Otti écrit Stoffe im Raum (TISSUS POUR LA MAISON) un traité sur la méthodologie de la production textile, qui soulève l’intêret du directeur Walter Gropius. Cependant, le travail n’a jamais été édité. Elle y affirme:

«On doit toucher et écouter un bout de tissu, il faut le prendre dans les mains. L’on ressent la beauté d’un objet surtout à partir de la sensation qu’il nous donne. Les sensations qui naissent lorsque nous prenons des choses entre nos mains sont aussi fortes et belles que la couleur pour les yeux ou le son pour l’oreille».

Otti Berger – Livre (détail), 1930 Otti berger- Tissu

En 1929 Otti s’installe à Stockholm. Ici elle écrit Bindungslehre, un essai sur les techniques suédoises qui, dans la suite, va influer sur toute sa publication dédiée au tissage. En 1931, à la suite des démissions de Stolzl, elle dirige la branche du Bauhaus qui s’occupe des textiles et elle y agit de façon autonome grâce à son savoir-faire d’élève et à son activité précedente de dessinatrice expérimentale. Otti est convaincue de reussir à trouver des solutions alternatives aux nouveaux besoins de l’industrie, qu’elle connaît parfaitement. C’est ainsi qu’elle introduit dans le programme d’études non seulement le dessin initial du tissu, mais aussi la production et la pratique. Elle forge une nouvelle generation d’artistes, parmi lesquelles ressortent les personnalités de Zsuzsa Markos-Ney à Paris et Etel Fodor-Mittag qui travaillera en Afrique du Sud. Cependant, en 1932 le nouveau directeur Mies van der Rohe charge l’allemande Lilly Reich (1885-1947) de la direction du secteur textile. Otti décide d’ouvrir, dans son appartement de Berlin, un atelier personnel pour utiliser des cadres qu’elle a acheté de l’école: c’est la naissance de l’Atelier fur Textilien et d’une période de fructueuses collaborations avec les industries textiles. Elle a des idées tout à fait innovatrices, telles que l’utilisation du plastique ou de matériaux synthétiques qui lui permettent de créer des tissus à usage domestique, pratiques et résistants, avec une large gamme chromatique. Ses créations portent les noms pointé, heliotroop, diagonal et sont décorées par des formes abstraites, géometriques et essentielles. Naissent ainsi des collaborations importantes: aves l’industrie suisse Wohnbedarf AG, la manufacture C.F. Baumgartel et fils, Schriever, Websky, Hartmann et Wiesen. Otti travaille aussi pour l’entreprise hollandaise De Ploeg, qui vend ses tissus aux grands magasins Metz&Co et De Bijenkorf, et s’impose avec un nouveau style de décoration qui va faire école.

Otti Berger - Échantillon de revêtement pour meubles tubulaires - 1932-1937

Elle commence à “signer” ses créations avec ses initiales minuscules: parmi les artistes provenantes de l’expérience du Bauhaus, elle est la seule à obténir deux fois le brévet pour ses dessins et ses projets, en Allemagne en 1934 et à Londres en 1937. Toutefois, en 1936 les nouvelles lois du gouvernement nazi empêchent aux juifs de travailler et Otti doit interrompre son activité. Elle part pour Londres, d’où elle souhait rejoindre les Etats-Unis comme avaient fait Ludwig Hilberseimer et d’autres vieux enseignants du Bauhaus. Une fois en Angleterre elle gagne sa vie grâce à des collaborations ponctuelles avec Helios Ldt ou Marianne Straub (1909-1994), une styliste innovatrice. Mais elle a du mal à s‘intégrer socialement, elle considère la population trop réservée et son déficit auditif lui cause des problèmes avec la langue. Elle ressent la solitude, convaincue que seulement après une dizaine d’années lui serait possible s’entourer d’une cercle d’amitiés. En 1938 son ancien enseignant Lazlo Moholy-Nagi l’invite à Chicago: Otti s’active afin d’obtenir les papiers pour l’expatriation et le permis en tant que travailleuse. Mais elle est retenue par toute une série de circonstances défavorables: sa mère est sérieusement malade et elle n’arrive pas à trouver un travail régulier à Londres, donc elle décide de rentrer en Allemagne. En 1941 meurt son père, l’année suivante sa mère. Le 27 avril 1944, avec ce qui reste de sa famille, elle est déportée d’abord dans un centre dans la ville de Mohacs en Hongrie, et ensuite à Auschwitz d’où elle ne reviendra jamais. Le seul survécu de sa famille, son frère Otto, a supposé que Otti ait trouvé dès son arrivée la mort dans les chambres à gaz, peut- être à cause de sa surdité.

Otti Berger Otti Berger – Siège de l'école Bauhaus à Dessau

Malgrè une vie briève, Otti Berger a laissé une marque forte et puissante au sein de l’art textile. Ses oeuvres sont aujourd’hui exposées dans plusieurs musées du monde: le Metropolitan Museum of Art (le célèbre MET de New York), le Busch-Reisinger Museum qui fait partie du Musée de l’Université de Harvard, l’Art Institute de Chicago (au sein de la collection Hilberseimer), le Musée National de Oslo. Son influence artistique et créative, qui était en avance sur son temps,se propage au sein de l’Europe entière grâce à la collaboration avec des révues spécialisées telles que Domus , la suédoise Spectrum, International Textiles ( révue allemande publiée dans différents Pays) ou Der Konfektionar. Encore aujourd’hui nous aimons nous souvenir de son sourire doux ou apprécier son inventive brillante, en observant les belles et originales créations qu’elle nous a laissé.


Traduzione spagnola

Graziana Santoro

 

Un asunto doloroso, una vida rota, una artista visionaria que no logró expresarse como deseaba y podía, truncada por la violencia nazi. Esta es la historia de la croata Otti (Otilija Ester) Berger, de familia judía, nacida el 4 octubre de 1898 en Zmajevac en el Imperio Austrohúngaro y asesinada en Auschwitz en 1944. Estudió primero en Viena y luego en la Real Academia de Bellas Artes de Zagreb desde 1922 hasta 1926; gracias a su perfecto bilingüismo, fue aceptada como alumna en la Bauhaus de Dessau, en Alemania, y sus maestros fueron Lazlos Moholy-Nagi, Vasilij Kandisky y Paul Klee. Fue considerada una de las mejores alumnas que jamás tuvieron y se graduó con éxito en 1929 en Arte Textil. Vale la pena mencionar que en esa época, el número de las alumnas era mayor que el de los alumnos, respectivamente 84 contra 79. Representaban una fábrica de ideas, aunque su número fue reducido a lo largo de los años y su papel fue limitado a ámbitos especificos, considerados inferiores como la tejeduría, en comparación con sectores privilegiados: arquitectura, diseño, arte. Entretanto, Otti experimentaba nuevas tecnicas y nuevos tejidos, combinando la práctica con la representación gráfica, gracias a fotografías y pinturas. También cabe destacar su hallazgo de dos maestras abiertas a la renovación, Anni Albers (1899-1994) y Gunta Stölzl (1897-1983), con quienes pudo compartir la idea de que la textura no era una actividad obligatoriamente femenina. Durante esos años tan productivos y brillantes, llenos de fantasía y originalidad, Otti escribió un tratado sobre la metodología de producción textil; y aunque eso le gustó mucho a Walter Gropius, director de la escuela, nunca fue publicado: Stoffe im Raum (Tela para el hogar). Sus palabras:

«Un pedazo de paño hay que tocarlo y sentirlo; hay que sostenerlo entre las manos. Su belleza pasa a través del contacto directo. Sentir algo entre las manos puede ser una experiencia tan valiosa como ver el color a través de los ojos u oír un sonido a través de las orejas».

Otti Berger – Libro (detalle), 1930 Otti berger- Tela

En 1929 viajó a Estocolmo, y allí escribió un texto sobre las técnicas suecas, que posteriormente influyó una publicación posterior suya con instrucciones de textura: Bindungslehre. Después de la dimisión de Stölzl, en 1931 se hizo cargo del sector del tejido de la Bauhaus, donde operó independientemente, basándose en su experiencia anterior como alumna y en su actividad como diseñadora experimental, con su amplio conocimiento de las necesidades industriales y con la convicción de hallar soluciones alternativas. Formó una nueva generación de artistas, incluyendo en el programa la producción y la practica, junto al inicial diseño; entre estas, destacaron Zsuzsa Markos-Ney en el panorama parisino y Etel Fodor-Mittag que trabajó en Sudáfrica. Pero, en 1932, el nuevo director Mies van der Rohe dio el encargo a otra profesora, la alemana Lilly Reich (1885-1947). Entonces Bergerabrió en su apartamento de Berlín su proprio taller llamado Atelier für Textilien, utilizando algunos marcos comprados por la escuela. Empezó a establecer colaboraciones fructíferas con industrias textiles debido a sus ideas innovadoras, por ejemplo la de utilizar plástico y materiales artificiales. Fue entonces cuando creó tejidos prácticos y robustos para uso doméstico, con una amplia gama de colores, que que luego llamó: pointé, heliotroop, diagonal, decorados por formas abstractas, geométricas y esenciales. Destacan, entre otras, las colaboraciones con la suiza Wohnbedarf AG, las manufacturas C.F. Baumgartel e hijos, Schriever, Websky, Hartmann y Wiesen. También había trabajado para la empresa holandesa De Ploeg, que vendía sus tejidos a los grandes almacenes Metz & Co y De Bijenkorf, exigiendo un nuevo estilo para la decoración, que marcó tendencia.

Otti Berger - Muestra de revestimiento para muebles tubulares, 1932-1937

Otti empezó a "firmar" sus creaciones con sus propias iniciales en minúsculas y, de hecho, fue la única de los que provenían de la experiencia de la Bauhaus que logró obtener la patente para sus diseños y proyectos en dos ocasiones: una en Alemania en 1934 y otra en Londres en 1937. A pesar de todo, en 1936, la actividad se cerró debido a las leyes impuestas por el gobierno nazi que impedían trabajar a las personas judías. Otti se trasladó a Londres esperando llegar a los Estados Unidos, donde también se habían mudado algunos antiguos profesores de la Bauhaus, como Ludwig Hilberseimer. En Gran Bretaña sobrevivía gracias a las colaboraciones esporádicas que incluían la Helios Ltd y Marianne Straub (1909-94), una diseñadora igual de innovadora; sin embargo, tenía dificultades con el idioma, también debido a un déficit auditivo, y en las relaciones sociales, debido a que consideraba a esa población muy reservada; decía que se sentía sola y que para ser aceptada en un círculo de amistades se necesitarían al menos diez años. En 1938, su exprofesor Lazlo Moholy-Nagy la invitó a Chicago y Otti se esforzó por obtener los documentos para la expatriación y el visado como trabajadora. Sin embargo, fue retenida por varias circunstancias desfavorables: su madre tenía graves problemas de salud y ella no lograba encontrar un trabajo estable en Londres, por lo que decidió regresar a su país. En 1941 murió su padre; al año siguiente su madre; el 27 de abril de 1944, con los miembros restantes de su familia, fue deportada, primero a un campo de concentración en la ciudad húngara de Mohács, luego a Auschwitz y no regresó nunca más. Solo se salvó su hermano Otto, quien supuso que su muerte prematura en la cámara de gas quizás hubiera sido a sus problemas auditivos.

Otti Berger Otti Berger – Sede de la escuela Bauhaus en Dessau

Aunque su vida fue breve, Otti Berger dejó una huella fuerte y poderosa en el arte textil; sus obras se encuentran hoy en varios museos del mundo: el Metropolitan Museum of Art (el célebre Met de Nueva York), el Busch-Reisinger Museum, que forma parte del Museo de la Universidad de Harvard, el Art Institute de Chicago, dentro de la colección “Hilberseimer”, y el Museo Nacional de Oslo. Su influencia artística y creativa, claramente visionaria, se expandió por toda Europa gracias a las colaboraciones con revistas especializadas: Domus, la sueca Spektrum, International Textiles (revista alemana publicada en varios países), Der Konfektionar. Aún ahora nos encanta recordar su dulce sonrisa y captar su genial inventiva observando todo lo bello y todo lo innovador que creó.


Traduzione inglese

Syd Stapleton

 

A painful affair, a broken life, a visionary artist who was unable to express herself as much as she wanted and could have done, crushed by Nazi violence. This is the story of Croatian Otti (Otilija Ester) Berger, born to a Jewish family on Oct. 4, 1898, in Zmajevac, then in the Austro-Hungarian Empire, and killed in Auschwitz in 1944. She studied first in Vienna then at the Royal Academy of Fine Arts in Zagreb from 1922 to 1926, then, thanks in part to her perfect bilingualism, entered as a student at the Bauhaus in Dessau, Germany, where she had Lazlo Moholy-Nagi, Vasilij Kandinsky, and Paul Klee as her teachers. She was considered by far one of the best students and graduated brilliantly in 1929 in Textile Art. It is noteworthy that at that time female students outnumbered male students, 84 to 79, and constituted a hotbed of creativity, although over the years their numbers were greatly reduced and their role confined to specific areas, considered minor, such as weaving, as opposed to the favored fields: architecture, design, and art. Meanwhile, Otti had experimented with new techniques and new textiles, combining practice with graphic representation through photographs and paintings. Significant, too, that she had found two teachers open to renewal, Anni Albers (1899-1994) and Gunta Stölzl (1897-1983), with whom she shared the idea that weaving was not necessarily a “female” activity. In those productive and vibrant years, full of originality and imagination, she wrote a treatise on the methodology of textile production that pleased school director Walter Gropius but was never published, Stoffe im Raum (Fabric for the Home). Here she had stated:

«A piece of cloth must be touched and felt; one must hold it in one's hands. The beauty of a thing is recognized above all by its feeling. The feeling of things in the hands can be as beautiful an experience as color can be to the eyes or sound to the ear.».

Otti Berger – Book (detail), 1930 Otti berger- Fabric

In 1929 she was in Stockholm where she wrote a text on Swedish techniques that later influenced her instructional publication on weaving, Bindungslehre. Upon Stölzl's resignation, in 1931 she took over as director of the Bauhaus's textile department where she operated independently, building on her past experience as a student and her work as an experimental draughtsman, with a deep understanding of industrial needs and a conviction to find alternative solutions. She trained a new generation of women artists, incorporating production and practice into the program in addition to initial design. Among them emerged Zsuzsa Markos-Ney who worked in Paris and Etel Fodor-Mittag who later worked in South Africa. In 1932, however, the new director Mies van der Rohe entrusted the direction to another lecturer, German Lilly Reich (1885-1947). At this point Berger opened her own workshop in her Berlin apartment called Atelier für Textilien, using some looms purchased from the school. She began to establish fruitful collaborations with textile industries because of her innovative ideas, such as using plastic and artificial materials. It was then that she gave birth to practical and robust fabrics, with a wide range of colors, for domestic use that she named: pointé, heliotroop, and diagonal, decorated by abstract, geometric and essential shapes. Notable among others were collaborations with the Swiss Wohnbedarf AG, the manufactures C.F. Baumgartel and Sons, Schriever, Websky, Hartmann and Wiesen. She had also worked for the Dutch company De Ploeg, which sold its fabrics to the department stores Metz &Co and De Bijenkorf, imposing a new style in furniture that set the standard.

Otti Berger - Sample of Upholstery for Tubular Furniture - 1932-1937

Otti began to "sign" her creations with her own initials in small letters and in fact was the only one among those who came from the Bauhaus experience to be granted patents for her designs in two instances: one in Germany in 1934 and one in London in 1937. In 1936, however, the business was closed because of laws imposed by the Nazi government that prevented Jewish people from working. Otti went to London and hoped to reach the United States, where some former Bauhaus teachers, such as Ludwig Hilberseimer, had also moved. In Britain she supported herself with sporadic collaborations that included the Helios Ltd. and Marianne Straub (1909-94), an equally innovative designer. However, she had difficulty with the language, partly because of a hearing impairment, and also difficulty in social relationships, believing that population to be very reserved. She said she felt lonely and that to be accepted into a circle of friends would take at least ten years. In 1938 her former teacher Lazlo Moholy-Nagi invited her to Chicago, and Otti worked hard to obtain immigration papers and a visa as a worker. However, she was held back by various unfavorable circumstances - her mother had serious health problems and she was unable to find stable work in London, so she made the choice to return to Germany. In 1941 her father died, and the following year her mother. On April 27, 1944, with the remaining members of her family, she was deported, first to a camp in the Hungarian town of Mohács, then to Auschwitz and never returned. She was survived only by her brother Otto, who speculated about her untimely death in the gas chamber, perhaps because of her hearing problems.

Otti Berger Otti Berger – Headquarters of the Bauhaus School in Dessau

Although her life was short, Otti Berger left a powerful mark on textile art, and her works can now be found in various museums around the world, including the Metropolitan Museum of Art (New York's famous Met), the Busch-Reisinger Museum (part of the Harvard University Museum), the Art Institute of Chicago, within the Hilberseimer collection, and the National Museum in Oslo. Her artistic and creative influence, which was ahead of its time, spread throughout Europe through collaborations with trade magazines: Domus, the Swedish Spektrum, International Textiles (a German magazine published in several countries), and Der Konfektionar. Even today it is good to remember her sweet smile and recall her ingenious inventiveness, while observing how beautiful and innovative her creations were.